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mercoledì 30 maggio 2012

Margherita Hack


"Diffondere la conoscenza dell'Astronomia e una mentalità scientifica e razionale".
Nata a Firenze il 12 giugno 1922, l’astrofisica di fama mondiale Margherita Hack 90 quest’anno è una delle menti più brillanti della comunità scientifica italiana ha dato un considerevole contributo alla ricerca per lo studio e la classificazione spettrale di molte categorie di stelle. La Hack ha anche svolto un'importante attività di divulgazione scientifica.


Frequentato il liceo classico e ottenuti discreti risultati a livello nazionale nel salto in alto nel 1944 sposa Aldo Nel 1945 Margherita Hack si laurea con una tesi di astrofisica $-concernente una ricerca sulle cefeidi, una classe di stelle variabili e inizia a occuparsi di spettroscopia stellare, che diventerà il suo principale campo di ricerca. Dopo aver svolto tre anni di insegnamento come assistente nel 1954 ottiene la libera docenza e collabora con la carta stampata iniziando il suo ruolo di divulgatrice. Si trasferisce all'Osservatorio Merate, una succursale dello storico Osservatorio di Brera. Sempre appoggiata dal marito inizia a collaborare con università straniere collaborando con l'Università di Berkeley, l'Institute for Advanced Study di Princeton, l'Institut d'Astrophysique di Parigi, gli Osservatori di Utrecht e Groningen e l'Università di Città del Messico.

Nel 1964 diviene professore ordinario, ottenendo la cattedra di astronomia presso l'Istituto di Fisica teorica dell'Università di Trieste ed è ricoprendo questo ruolo che accetta l'incarico della direzione dell'Osservatorio astronomico che gestirà fino al 1987, implementando il lavoro e il personale ottenendo così fra l’altro di far emergere l’attività che vi vera svolta anche a livello internazionale. Margherita Hack ha dato un’enorme impulso all’attività didattica promuovendo la nascita dell’ "Istituto di Astronomia" che è stato poi sostituito nel 1985 da un "Dipartimento di Astronomia", da lei stessa diretto fino al 1990.

Il suo trattato "Stellar Spettroscopy" del 1959 scritto con Otto Struve (1897-1963) è considerato ancora oggi un testo importantissimo. Nell’ambito della divulgazione scientifica oltre ad aver collaborato con i vari mezzi di comunicazione ha fondato nel 1978 la rivista "L'Astronomia" di cui è direttore. Nel 1980 ha ricevuto il premio "Accademia dei Lincei" di cui è membro così come dell'Unione Internazionale Astronomi e della Royal Astronomical Society. Ha ottenuto nel 1987 il premio "Cultura della Presidenza del Consiglio".

Nel 1992 ha terminato la carriera di professore universitario, ma dirige ancora il "Centro Interuniversitario Regionale per l'Astrofisica e la Cosmologia" (CIRAC) di Trieste, e continua il suo ruolo di divulgatrice.

lunedì 23 gennaio 2012

Alghe e biocarburante

Le alghe brune, che prosperano comunemente nei nostri mari, possono trasformarsi in un'importante sorgente di biocarburante. Questo grazie ai ricercatori californiani del Bio Architecture Lab (BAL) di Berkeley e all'Escherichia coli, un batterio molto comune che è stato geneticamente modificato in modo da 'digerire' e trasformare in etanolo lo zucchero contenuto nelle alghe. La notizia è importante perché influirebbe considerevolmente sull’uso che attualmente si fa di canna da zucchero mais ecc per la produzione di biocarburante con la conseguente distrazione di risorse alimentari e aggravio della fame nel mondo a favore dei paesi più ricchi.


Le alghe brune sono organismi vegetali pluricellulari, quasi esclusivamente marini che privilegiano acque fredde e ben ossigenate. Comprendono circa 250 generi per un totale di oltre 1500 specie. Contengono clorofilla, caroteni e pigmenti accessori come la fucoxantina che è responsabile della colorazione di queste alghe. La sostanza di riserva principale è il laminarano (un polisaccaride), che si trova nel citoplasma cellulare mentre nella parete hanno acido alginico ( un polisaccaride cioè uno zucchero), nella parte più esterna e cellulosa nell'interno, in altre parole sono ricche di zuccheri Precisamente circa il 60% della biomassa secca delle alghe è costituita da zuccheri che possono fermentare, e circa la metà di questi è imprigionata in un solo prodotto detto alginato che è il “sale” derivato dall’acido alginico.

Per poter ottenere il massimo rendimento da questa importante materia prima, i ricercatori hanno pensato di utilizzare un batterio molto comune, l'Escherichia coli e ne hanno modificato il Dna rendendolo capace di produrre un enzima necessario a digerire l'alginato, oltre che una proteina che serve a afferrare i frammenti dello zucchero digerito così da innescare un processo di fermentazione che produce etanolo.

E’ un progresso molto importante per la produzione di biocarburanti dato che le alghe sono la materia prima ideale per questa funzione: non sottraggono risorse all'agricoltura destinata a scopi alimentari, come nella produzione dell’etanolo ricavato dal mais, hanno un contenuto di zuccheri molto elevato che favorisce un'ottima biomassa e sono di facile reperibilità.

Secondo i calcoli dei ricercatori, meno del 3% delle acque costiere potrebbe produrre alghe a sufficienza per avere una quantità di biocarburante equivalente ad oltre 200 miliardi di litri di combustibile fossile. L’etanolo è un alcol (C2H5OH) che può essere utilizzato come carburante. Nelle auto in circolazione può essere miscelato alla benzina fino ad almeno il 10% (negli Stati Uniti i distributori di E10, miscela 10% etanolo e 90% benzina, sono largamente diffusi), mentre per poter utilizzare concentrazioni più alte, fino ad arrivare al 100% di alcol, occorre avere motori modificati, disponibili sul mercato. Le auto in commercio che possono essere alimentate sia a benzina sia con una miscela contenente fino all’85% di bioetanolo (E85) sono comunemente chiamate flexi-fuel.