fotografia banner tratta da quella di Stefano Petitti

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giovedì 28 gennaio 2010

Prima planare poi...volare


Il Microraptor gui era un dinosauro rapace in grado di planare.

Un dinosauro rapace, il Microraptor gui, in grado di planare come un aliante, sarebbe il papà dei volatili. Questo è quanto è stato pubblicato sulla rivista dell'Accademia delle Scienze Americana, Pnas, da ricercatori americani e cinesi dell'università del Kansas e della Northeastern University.
I ricercatori dopo il ritrovamento di un fossile di 'Microraptor gui' ancora in ottime condizioni, avvenuto in Cina nel 2003, hanno effettuato svariati test di volo ricostruendo questo piccolo dinosauro carnivoro. Ciò ha consentito di studiare nel dettaglio la struttura delle ali del 'Microraptor gui', vissuto nel Cretaceo inferiore in Cina (circa 130 milioni di anni fa). Il Microraptor di cui si conoscono due specie, M. zhaoianus e M. gui, è molto simile ad un qualunque dinosauro dromeosauride, ma presenta la particolarità di avere delle dimensioni molto piccole, paragonabili a quelle di un falco. Questi dinosauri, chiariscono i ricercatori, possedevano quattro ali fuoriuscivano dai fianchi e, fatto significativo, vivevano sugli alberi, anche se erano dotati di due piedini con sette dita tali da consentire la capacità di camminare al suolo .I nostri studi, osserva uno dei ricercatori interessati, David Burnham dell'università del Kansas, "ci hanno mostrato che questi dinosauri erano in grado di planare con successo". Secondo questo studio il 'Microraptor gui' assumeva una posizione essenzialmente distesa in volo, caratteristica che probabilmente gli forniva una stabilità al volo perfino superiore a quella dei Dermotteri un ordine di mammiferi placentati del sud-est asiatico, chiamati comunemente lemuri volanti.
Una scoperta , quella di questo gruppo di scienziati che mette in discussione l’idea, condivisa da molti paleontologi, che la capacità di volare si sia sviluppata da animali terrestri. Questo studio infatti evidenzierebbe che tale abilità si sia sviluppata tra gli animali arboricoli.

mercoledì 13 gennaio 2010

Theodor Schwann uno dei “padri della citologia".


Un nome forse sconosciuto ai più ma ben noto a chi si occupa di biologia e in particolare di sistema nervoso.
Duecento anni fa il 7 dicembre 1810 nasceva in Germania, allora Prussia, Theodor Schwann che è stato uno dei più illustri scienziati mondiali le cui scoperte hanno fatto compiere alla biologia ed in particolare alla medicina enormi progressi nella comprensione della fisiologia umana. Schwann è considerato, insieme a Schleiden, uno dei fondatori della moderna teoria cellulare. Nel 1836 fu il primo ad asserire che il fenomeno della fermentazione fosse dovuto all’azione di microrganismi, Schwann venne osteggiato e ridicolizzato in particolare da Liebig la cui teoria era in opposizione con quella proposta da Schwann e Schleiden. In seguito all’accanimento dei colleghi, Schwann fu costretto ad emigrare dalla Germania, che gli precludeva l’accesso a tutte le Università e trovò riparo in Belgio. La sua opera di generalizzazione costituisce il principio della moderna istologia, e in seguito guidò la patologia a fondarsi su concrete basi scientifiche.
All’interno di ciascuno di noi si trovano importanti cellule del sistema nervoso periferico senza le quali saremmo affetti da gravi malattie tali cellule portano il nome del loro scopritore e si chiamano appunto cellule di Schwann. Queste cellule hanno la responsabilità di potenziare la velocità di conduzione dell’impulso nervoso lungo gli assoni delle cellule nervose. Le cellule di Schwann si avvolgono numerose volte i attorno agli assoni dei neuroni come fossero dei manicotti e poiché contengono la mielina producono la nota guaina mielinica che conferisce la colorazione biancastra ai neuroni che riveste. Lo strato di mielina non forma un manicotto continuo, ma si organizza in tanti manicotti separati da interruzioni dette nodi di Ranvier. Questo fatto si verifica anche perchè le dimensioni delle cellule di Schwann sono molto minori di quelle degli assoni delle cellule nervose, alcuni dei quali raggiungono il metro di lunghezza. Il segmento di fibra compreso fra due nodi di Ranvier successivi si dice internodo o segmento internodale, esso è occupato da una sola cellula di Schwann
La mielina si comporta come un nastro isolante che si presenta cadenzato lungo tutto il percorso dell’impulso; questa particolare condizione ad intermittenza determina un andamento dell’impulso nervoso particolarmente veloce. La conduzione dell’impulso, infatti, invece di procedere in modo lineare “salta” da un nodo all’altro, risultando meno dispendiosa sul piano energetico e molto più veloce. Raffrontando la velocità di conduzione di un impulso nervoso delle fibre nervose senza mielina dette perciò amieliniche con quelle mieliniche si passa da una velocità massima da 10 m al secondo delle fibre senza mielina a 150 metri al secondo negli assoni di tipo A delle fibre mieliniche.
Ed è proprio ad alterazioni della mielina che sono legate malattie, che oggi sono al centro di grandi sforzi nel campo della ricerca per fare alcuni esempi: la sclerosi multipla o le leucodistrofie. Nel primo caso si parla di malattie demielinizzanti in cui la mielina è progressivamente distrutta per cui l’impulso nervoso viene rallentato nel secondo si parla invece di malattie congenite, quindi genetiche, dette dismielinizzanti e riguardano un’alterazione del metabolismo o della sintesi della mielina.
Negli ultimi anni si stanno facendo imponenti progressi nella ricerca in particolare attraverso l’uso delle cellule staminali nella prospettiva che queste, raggiunte le parti danneggiate, si trasformino in cellule produttrici la mielina o cellule di rivestimento.